Roma, si gira! – Piazza Navona e “Poveri ma belli”

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Piazza Navona e Poveri ma belli

Andiamo in quella piazza che il Belli definì una campagna, un teatro, una fiera, un’allegria. Su quello che una volta era lo stadio di Domiziano; qui si svolgevano gli agones, i giochi. E proprio da agone, deriva per corruzione del nome, quella che universalmente è conosciuta come piazza Navona.

Al centro, la Fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini, con l’obelisco proveniente dal Circo di Massenzio, sull’Appia. Lasciate perdere la rivalità con il Borromini, perché in questo caso non c’entra per niente: la mano della statua del Rio de la Plata non cerca di coprire la chiesa di Sant’Agnese in Agone, semplicemente perché, all’epoca, non era stata ancora costruita. Ma osservate la fontana con attenzione perché l’opera del Bernini segue delle chiare linee interpretative che descrivono l’universalità della Chiesa.

E a piazza Navona è stato ambientato un film molto conosciuto, nato quasi come una scommessa: Poveri ma belli. Fu chiamato un regista promettente ma non ancora in auge, Dino Risi, due sceneggiatori ingegnosi come Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, e un cast di attori poco conosciuti o addirittura esordienti.

Il risultato? Il film costò 72 milioni di lire, ne incassò un miliardo e originò una trilogia, con lo stesso cast vincente.

POVERI MA BELLI è una commedia degli equivoci amorosi condita da tanta romanità verace e scritta con freschezza. A far da sfondo, la Città Eterna. In primis Piazza Navona, ma anche il mitico battello galleggiante de ER CIRIOLA, un vero stabilimento sul Tevere quando era ancora balneabile.

La giovanile bellezza dei protagonisti, il racconto divertente ed arioso, disseminato di trovate colorite dal dialetto romanesco fecero il miracolo e il film fu un successo.

Buon ascolto!


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1 thought on “Roma, si gira! – Piazza Navona e “Poveri ma belli”

  1. Il mitico barcone del Ciriola meriterebbe un podcast tutto per sé: me lo ricordo bene come relitto abbandonato al degrado fino agli anni ’80 del secolo scorso, quando sparì misteriosamente a causa di una piena. Si sarebbe potuto e dovuto salvare, non per la balneazione ma per la navigazione. Infatti, come si è scoperto troppo tardi, non si trattava di una barca qualsiasi ma dell’ultimo dei tre piroscafi a pale acquistati da Pio IX a metà Ottocento per il trasporto di persone e merci sul Tevere. Fosse stato restaurato sarebbe diventato un monumento galleggiante.

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